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Il PERCHE’

  • Immagine del redattore: tuttiicorpisonobelli
    tuttiicorpisonobelli
  • 16 mag 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

L’altra sera, per pura fortuna, stavo al bar con questo ragazzo che non so ancora se io possa effettivamente considerare amico (perché la mia diffidenza dice che è ancora troppo presto), in ogni caso ci sono delle buone basi.


Mi parlava del progetto.


O meglio, mi chiedeva del progetto: come sta andando, a che punto siamo e le solite domande di cortesia. Poi ad un certo punto mi chiede perché l’ho fatto. In realtà (come ho sempre precisato fin dall’inizio) a parlare di questo progetto io mi faccio sopraffare dalle emozioni, dalle idee e ultimamente un po’ anche dall’ansia: perché ci sono mille cose da fare e sembra non finiscano mai; quindi in sostanza, non riesco mai a spiegarlo davvero bene.


È successo che alla fine (come sempre) l’ha spiegato lui a me. (Preciso che ora citerò quello che io ho capito e ricordo da ciò che lui ha detto!)


E:“Perché l’hai messo su?”


S:“Perché voglio portare a termine qualcosa…”


E:“No!” (le mezze misure non esistono con lui)


S:“…”


E:“Qual è lo scopo?”


S:“Le persone…”


E:“Si!”


Qual è lo scopo del progetto? Io non lo so, ce ne sono tanti, forse persino troppi…


Eppure la prima cosa che mi è venuta in mente quando mi ha chiesto perché faccio questo progetto, sono le persone. QUESTO PROGETTO E’ FATTO PER LE PERSONE.


Perché vorrei che si sentissero meno sole nell’APPIATTIMENTO che questa società sembra imporci, vorrei che capissero che possono essere bellissime, vorrei che riuscissero a pensarsi e subito dopo a sorridere anche solo per un momento, anche solo durante il colloquio o durante il painting.


Vorrei che per una volta sorridessero a loro stessi.


Ho fatto questo progetto perché le persone si sentissero straordinarie (e magari capissero che lo sono sempre) e non solo perché glielo dicono gli altri, per i like sui social o perché stanno davanti a un fotografo, questi sono i MEZZI che usiamo, perché questo secolo non ce ne concede altri, ma il fine è un altro.Io ero partita con questa idea: cercare di far sentire meravigliose le persone, mostrarle per come le vedo io, mostrarle al mondo ma soprattutto a loro stesse. Questa era l’idea…


Quello che poi è uscito è a dir poco e incredibilmente meglio! Ogni persona che dipingo si guarda allo specchio (e in una scuola di danza ce ne sono davvero tanti) incuriosita e sorpresa durante i painting: a volte si riconosce, altre no, a volte si piace, altre no, però arriva sempre un momento prima o poi, in cui si guarda e resta meravigliata, per diversi motivi e in diversi sensi sicuramente, però succede. In quei dieci secondi, per quanto poco, il mondo per me diventa migliore. È in quegli sguardi che il progetto acquisisce valore. Tutta la fatica, le lacrime, i nervosismi, tutto, non spariscono ma assumono un significato diverso: ne vale la pena! I sacrifici, il tempo, lo stress ci sono e restano tali, anzi forse peggioreranno, ma in quei momenti capisco che ha senso quello che sto facendo, che questo progetto funziona.


Questa è solo la mia idea che prende vita ma VOI, non so come, siete andati ben oltre quell’idea e lo vedo continuamente, ogni giorno: LE PERSONE SI AIUTANO. E questo per me, supera qualsia cosa. Chi da dentro, chi da fuori, chi da lontano, ognuno con i mezzi che ha. È in questo modo che il progetto assume un nuovo perché, un nuovo significato.


Ho provato a fare una lista ( io adoro le liste) delle persone che da Agosto (si l’idea del progetto è partita lo scorso Agosto) hanno in qualche modo contribuito: sembra infinita ed effettivamente, forse lo è. Perché ogni giorno c’è una persona nuova che ne prende parte e la lista è in continuo aggiornamento e continua ad aumentare.E così il progetto, che è iniziato da tante diverse parti di me (e dalle persone che hanno influenzato quelle parti) piano piano, sta diventando di tutti.


Quindi ecco perché diventa una terza cosa: questo progetto diventa CONDIVISIONE e non a livello di social media (non solo) ma nel termine più concreto e reale del termine: le persone condividono quello che possono (delle luci, un telo nero, dei colori, dei pennelli, fasce per capelli, una sala, dei soldi, il loro tempo, la curiosità, il loro coraggio…) per il progetto, che altro non è che le persone stesse.


Quando faccio i painting arriva un momento in cui il colore, una volta a casa sotto la doccia o nella vasca, se ne va, non resta (ed anche questo va precisato) ma qualcosa, sono sicura, resta…L’EMOZIONE RESTA SEMPRE! Eravamo al bar e questo ragazzo chiude il discorso del progetto dicendo che gli artisti sono “brutte persone” (lui adora questo termine) perché secondo lui lo fanno in qualche modo solo per loro stessi, subito dopo però mi guarda e mi precisa che le PERSONE CREATIVE lo fanno per gli altri e sempre guardandomi, sorride.


Queste emozioni, fuori e dentro il progetto, non si possono levare dalla pelle e io spero di riuscire a darne a voi almeno la metà di quelle che voi (tutti) state dando a me: questo è il “perché del progetto” e forse finalmente qualcuno mi ha dato il coraggio di ammetterlo….


 
 
 

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